San Francesco d’ Assisi (1182-1226) oltre la Regola aveva dettato, come completamento di essa, l’opuscolo “De religiosa habitatione in eremis” (regola per i romitori).
Seguendo questa ispirazione, vennero edificati dei romitori entro il recinto stesso dell’orto, la cella-eremitorio, le case di Ritiro…



«Eremo di San Colombano - Comune di Trambileno (TN)»
I termini greci “érēmos = deserto” e “erēmitēs = abitante del deserto” erano sconosciuti nella lingua classica, sarà il monachesimo che li faranno entrare nell’uso corrente e li diffonde. In Oriente l’anacoreta è un asceta o monaco che vive nel deserto in solitudine secondo le norme e le consuetudini della tradizione. Gli eremiti traevano il loro sostentamento dalle elemosine, dai frutti della terra e dal loro stesso lavoro.
I primi compagni di Francesco venivano indicati come eremiti-penitenti per questo Francesco dice: Quelli che vogliono abitare religiosamente nei romitori siano tre o, al massimo, quattro; due di essi siano madri (sono i frati a cui è affidata la cura materiale e spirituale del frate o dei frati) ed abbiamo due figli o almeno uno. I due che sono madri facciano la vita di Marta e i due figli quelli di Maria ed abbiano un chiostro in cui ciascuno abbia la sua cella nella quale abiti e dorma. E recitino sempre la compieta del giorno, subito dopo il tramonto del sole e si sforzino di osservare il silenzio e recitino le ore e si alzino a mattutino; e cerchino per prima cosa il regno di Dio e la sua giustizia. E dicano prima, all’ora che conviene; e dopo terza rompano il silenzio e possano parlare e andare dalle loro madri. E quando loro piaccia, possano domandare ad esse l’elemosina per l’amor di Dio, come piccoli poverelli.
Al tempo di Francesco notevoli erano le figure degli eremiti e della loro esperienza spirituale: Sant’ Antonio Abate (250-356), San Silvestro I papa (314-335), San Calogero (466-561), San Benedetto (480-547), San Leonardo Noblac (496-559), San Paolo (757-767), San Domenico ( Foligno 951- Sora 1011), San Romualdo (951-1027) fondatore dei Camaldolesi, San Bruno (1030-1101), Santa Rosalia (1130-1170), San Serafino (1759-1833), Charles de Foucauld (1858-1916), per poi comprendere figure francescane come: San Corrado Confalonieri ofs (1290-1351), il beato Ugolino Magalotti ofs (XIV secolo), il beato Amedeo Meneses de Sylva ofm (1420-84), il beato Bonaventura da Barcellona ofm (1620-84) fondatore del Ritiro, il venerabile P. Francesco da Bergamo ofm cap (1536-1626), San Benedetto G. Labre (1748-83) eremita-pellegrino ofs. San Francesco da Paola (1416-1507) fondatore dei Minimi fu novizio francescano.
E dopo dicano sesta e nona; e il vespro lo dicano all’ora che conviene. E non permettano che veruna persona entri nel chiostro dove dimorano, né ivi mangino. I fratelli che sono madri abbiano cura di rimaner lontano da ogni persona e per obbedienza al loro ministro, custodiscano i loro figlioli da ogni persona, affinché nessuno possa parlare con essi. E questi figli non parlino con alcuna persona, se non con le loro madri e il loro ministro e custode, quando ad essi piacerà visitarli con la benedizione del Signore Dio. I figli, poi, assumano talvolta l’ufficio di madri, come ad essi sarà parso opportuno disporre circa il tempo per l’avvicendamento. E si studino di osservare tutte le suddette cose con sollecitudine ed amore.
Gli eremiti erano spesso aggregati al Terzo Ordine Secolare.
Una caratteristica dell’eremita era anche quella di curare una chiesa rurale (vedi l’esempio della chiesa rurale di Santa Barbara di Scandriglia dove la loro presenza è segnalata dal 1607 al 1883). La loro immagine-identità nella pietà popolare era quella della solitudine, del silenzio, della preghiera, della lettura, della saggezza, del consiglio, della penitenza. La loro iconografia popolare era quella di un abito da monaco con la barba bianca, il bastone, il crocifisso e il libro.



«Chiesa rurale di Santa Barbara»
Ignorato è il valore del silenzio, così prezioso invece per la maturazione spirituale dell’anima. Esso non è un vuoto, un’assenza, come potrebbe sembrare, bensì una “pienezza” che permette di attingere la vita delle sorgenti più profonde.
Il silenzio non è assenza di rumore ma ascolto. Gesù stesso ama il silenzio e il raccoglimento. Il silenzio è proprio dei periodi di attesa. La croce di Cristo rivela anche che Dio parla per mezzo del silenzio.
A Fara Sabina, le clarisse eremite hanno creato, nel 2004, il Museo del silenzio dove sono raccolti documenti, oggetti e memorie relative alla vita del monastero.



«Monastero Clarisse Eremite - sede del Museo del silenzio - Fara in Sabina (RI)» Papa Francesco ha chiesto al frate cappuccino Emiliano Antenucci (convento di Guardiagrele in Abruzzo) di fondare il santuario dedicato alla Madonna del Silenzio (con la mano destra la Madonna fa il segno del silenzio) la cui icona, è ispirata a un originale copto dell’VIII secolo. Nel silenzio c’è il respiro dell’anima: “Nel caos che confonde, il silenzio ti mostra cose che prima non vedevi, ti fa sentire la pienezza di Dio nel cuore, ti dona le parole da donare agli altri e ti guarisce”.
Nel 2001 è nato il progetto “Eremiti con San Francesco” nell’esperienza di Viviana Maria Rispoli a Pieve di San Giorgio a Savigno (Bologna), vivere da sola con Dio riaprendo una chiesa di campagna chiusa e ridando vita a quel luogo sacro. Il silenzio ha scavato un desiderio, un vuoto, una capacità: ingrandisce il cuore, lo amplia, lo dilata, lo dispone all’irrompere della vita divina. Il vero silenzio è dialogo, è pienezza. Il suo tempo è scandito dalla preghiera, dallo studio, dal servizio, dal lavoro, dalla penitenza con cui combatte il male anzi la forza del male. L’eremita si professa uomo-donna di Chiesa, ha un carattere missionario.
Nel 1952, Papa Pio XII, con il motu proprio “Postquam apostolicis litteris” (numero 313-4) da questa definizione di eremita: È il religioso che conduce vita anacoretica a norma degli statuti, salve sempre restando la sua dipendenza dai superiori della sua religione o istituto. Ha i tre voti, […] conduce però una vita separata dagli altri, vivendo da solo o con uno o due compagni, dediti unicamente alla contemplazione, al lavoro, al silenzio e ai digiuni.
Dopo il Concilio Vaticano II (1962-65) l’eremitismo ha conosciuto un rinnovamento. Il Codice di Diritto Canonico (al canone 603) è scritto: “Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella continua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo”.
Gli eremiti sono tra di noi. Significative sono le testimonianze e le esperienze spirituali. Il frate Antonio Santini vive in un piccolo paese del Parmense la sua esperienza di eremita: “È fatto di silenzio l’alfabeto del dialogo con Dio. Solo nel deserto possiamo incontrare Dio. Il deserto è il luogo della purificazione. Non un luogo fisico, ma uno spazio dell’anima. Non è necessario andare nel deserto del Sinai, dobbiamo cercare momenti di deserto anche nelle nostre case, spegnere televisione e computer per 15 minuti ogni giorno e cercate lo spazio per l’incontro con il Signore”.
Suor Paola Biacino è un eremita consacrata, da 16 anni vive da sola fra i boschi, sulle montagne sopra Bagnolo nel Cuneese. Vocazione matura in un piccolo eremo con accanto una casetta per l’accoglienza e una minuscola cappellina col tabernacolo in cui si trovano icone da lei stesse create. Nel suo eremo arrivano persone in ricerca della loro vera identità e con loro si apre il dialogo.
Ernesto Piraino sacerdote calabrese dal 2017 ex poliziotto ora eremita fra i boschi del Pollino a Belvedere Marittimo (Cosenza) deve la sua vocazione all’adorazione eucaristica perpetua del 2006. Don Ernesto vede il Sacro Volto nell'eucaristia e poi nel volto di ogni fratello. Anche se l’eremita vede il Sacro Volto in ogni cosa.
Frederic Vermont monaco francese, vive dal 2003 nell’eremo di Sant’Ilarione in Calabria. Ha restaurato e recuperato una struttura in pietra abbandonata da anni trasformandola nel suo eremo, con alcune celle dove ospita persone che chiedono di poter vivere qualche giorno l’ora et labora dell’eremita. Egli accoglie ed ascolta, nei suoi incontri, l'amicizia di Dio.(*) In copertina: terrazza panoramica dell'eremo francescano di Montecasale nel comune di Sansepolcro (AR), con in primo piano la statua del giovane Francesco [Maggiori info QUI]
Letture consigliate
Antonioli F., Un eremo è il cuore del mondo, Edizioni Piemme, 2011
Arvali A., I diari dell’eremo. L’esperienza francescana di Toara, Edizioni Messaggero, Padova, 2007
Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, La forma di vita eremitica nella Chiesa particolare. "Ponam in deserto viam (IS, 43,19)" - Orientamenti, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2021
Fischer E., Eremiti, Castelvecchi, 2012
Giambalvo Dal Ben G., Il silenzio e i suoi sentieri. L’esperienza dell’eremo nel nostro tempo, Effatà Editrice, Cantalupa (TO), 2024
Gagliardoni E., La via dell’Esychia. Un viaggio tra gli eremiti in Italia, In Dialogo, 2023
Turina I., I nuovi eremiti. La «fuga mundi» nell'Italia di oggi, Medusa Edizioni, Milano 2007
Vermorel F., Una solitudine ospitale. Diario di un eremita contemporaneo, Edizioni Terra Santa, Milano, 2021
Zampollini P., L'eremo di frate Francesco. Analisi e attualità del De religiosa habitatione in eremis, Cittadella Editrice, Assisi (PG), 2022
Approfondimenti
EREMOS. Eremi e chiese rupestri d’Italia
EREMITA su Cathopedia
I NUOVI EREMITI. Blog dedicato ai nuovi eremiti, ai monaci metropolitani e ai contemplativi
Eremiti con S. Francesco