LA LUCE DEL SANTUARIO

I Santuari mariani, sparsi in tutto il mondo, sono come le pietre miliari poste a segnare i tempi del nostro itinerario sulla terra: essi consentono una pausa di ristoro, nel viaggio, per ridarci la gioia e la sicurezza del cammino, insieme con la forza di andare avanti; come le oasi nel deserto, nate ad offrire acqua ed ombra (1).
Non sono luoghi del marginale e dell’accessorio ma, al contrario, luoghi dell’essenziale, luoghi dove si va per ottenere “la Grazia”, prima ancora che “le grazie” (2)
E come non augurare ardentemente che i Santuari più frequentati divengano o ridivengano come altrettante case di famiglia in cui ognuno di coloro che vi passano o vi soggiornano ritrovano il senso della loro esistenza, il gusto della vita, perché avranno fatto una certa esperienza della presenza e dell’amore di Dio? La vocazione tradizionale e sempre attuale di ogni Santuario è quella di essere come un’antenna permanente della Buona Novella della Salvezza (3).
I Santuari all’interno della Chiesa sono come dei fari che splendono luce attraverso la loro stessa presenza.
I santuari devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto (4).
Nei santuari si offrano ai fedeli con maggior abbondanza i mezzi della salvezza, annunziando con diligenza la parola di Dio, incrementando opportunamente la vita liturgica soprattutto con la celebrazione dell'Eucaristia e della penitenza, come pure coltivando le sane forme della pietà popolare. (Can. 1234 § 1)

La pietà popolare è un fenomeno complesso con grandi potenzialità per la nuova  evangelizzazione.

Papa Francesco il 11 febbraio 2017 ha firmato il Motu Proprio Sanctuarium in Ecclesia  trasferendo la loro competenza al dicastero per l’evangelizzazione, sottolineando che gli stessi Santuari sono chiamati a svolgere un ruolo nella nuova evangelizzazione della società di oggi. In questi luoghi di devozione i fedeli sperimentano la vicinanza di dio, la tenerezza della vergine e la compagnia dei santi. I Santuari sono ‘spazi sacri’ per trovare un momento di sosta, di silenzio e di contemplazione nella vita spesso sfrenata dei nostri giorni. I Santuari hanno un intenso valore pastorale e culturale ed artistica. Anche quella della bellezza è una via di evangelizzazione, come l’ascolto e l’incontro.

Nel 2021, la Conferenza Episcopale Italiana ha promosso il progetto sui Santuari dal titolo Ora viene il bello, con l’obiettivo di cerare esperienze generative di turismo e ospitalità religiosi, di pellegrinaggi e cammini di fede, coltivando collaborazioni virtuose con enti, associazioni e imprese (da giugno a settembre). 

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Quanti andranno pellegrini nei Santuari che aderiscono all’iniziativa potranno ottenere l’indulgenza concessa dal Papa. È stato curato anche un manifesto-azione in cui si evidenziano gli scopi, tra cui l’impegno a risvegliare la speranza nel nostro Paese. Il santuario è il luogo dove si viene per professare la propria devozione, è un legame affettivo, di amicizia, di fiducia e di affidamento. La devozione si è anche tramandata con la costruzione di luoghi di culto e di preghiera: dalle chiese cimiteriali a quelle rurali, dalle edicole alle cappelline, dalle lapidi all’erezione di croci… Oltre all’esterno, tutto questo deve essere portato nel cuore e portare a Cristo. In ogni casa deve esserci un crocifisso ed un’immagine sacra (mariana, dei santi). Ogni famiglia può essere un eremo costruito con preghiera, lavoro, semplicità, accoglienza. L’eremo, allora non è la casa, è la condizione del cuore che accoglie Dio.


Dopo aver trattato i santuari mariani e francescani, consigliamo di visitare anche questi ulteriori  luoghi che vi presentiamo.


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«Eremo di San Cataldo - Cottanello (RI)»

San Cataldo monaco e vescovo, (Cottanello) è una chiesa rupestre quattrocentesca a 553 metri che sorge poco fuori dal borgo. È un eremo scavato nella roccia che sovrasta l’abitato di Cottanello con i più antichi affreschi della Sabina. È formata da due ambienti: un piccolo vestibolo ed una cappellina coperta da una volta a crociera. Nel 1944, lo spostamento d’aria dovuto allo scoppio di una mina mise in luce parte di un affresco su due registri, restaurata nel 1950 dalla Soprintendenza ai monumenti (San Cataldo è monumento nazionale). Nel registro superiore è visibile al centro il Cristo in trono con la croce in mano destra. Ai lati del Redentore si affollano due fila di apostoli. Nel registro inferiore compaiono due gruppi di tre sante nimbate (secoli XII-XIII).


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«Chiesa rurale di Santa Barbara - Montorio Romano (RM)»

Santa Barbara, è una chiesa rurale (in territorio di Montorio Romano) ricostruita su base precedente nel XVII secolo e custodita da un eremita fin nell’Ottocento. All’interno della chiesa, al centro nasce la sorgente di santa Barbara mentre sull’altare unico in una nicchia è collocata la statua della santa. Fa testo il libro di don Eugenio Filippi parroco di Scandriglia nel 1927. Secondo la tradizione è il luogo di martirio di Santa Barbara (III secolo), patrona di Scandriglia, le cui spoglie si trovano nell’altare maggiore della Cattedrale di Rieti (sua patrona). Dopo il restauro del 1982 nel 1988 su iniziativa dell’Istituto Di Studi Sabini la Soprintendenza ha dato il riconoscimento di bene storico. Nell’Anno della Fede 2012-2013 è stato curato il Cammino di Santa Barbara km 80 ovvero la ricostruzione del suo itinerario da Scandriglia a Rieti passando per la Salaria vecchia con tappe a Poggio Moiano (San Martino), Monteleone (Santa Vittoria), Poggio San Lorenzo (Madonna dei penitenti), Torricella (Santa Maria delle Grazie). A Scandriglia c’è l’antica tradizione del "festarolo" (ex Compagnia) che annualmente ospita in casa la statuina della Santa ed organizza la festa. A Rieti opera l’Associazione Santa Barbara nel Mondo per la cura della festa annuale con fiera.


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«Grotta di San Michele Arcangelo sul Monte Tancia - Monte San Giovanni in Sabina (RI)»

San Michele Arcangelo (Monte San Giovanni in Sabina) presso il sentiero del Monte Tancia (1292 m) preceduto da una lunga gradinata in pietra, sorge il santuario rupestre di San Michele Arcangelo (VII secolo) è una grotta-eremo il cui nome fu attribuito da papa Silvestro nel IV secolo per la cacciata di un serpente demoniaco. Il culto di San Michele caro ai Longobardi, anche a seguito della vittoria riportata sui Saraceni al Gargano, trova ampia diffusione in Sabina. Si ritiene che anche sulla Salaria nel V secolo vi era una chiesa dedicata al Santo nei pressi di Castel Giubileo. In Sabina ci sono diverse chiese: Contigliano, Greccio, Rivodutri, l’eremo di Morro, Cerdomare di Poggio Moiano, il santuario rupestre di Varco Sabino. San Michele è patrono di Casaprota, Montopoli e Poggio Nativo.  A Santa Maria delle Grazie a Ponticelli, San Michele vigila i cancelli del Santuario. È una grotta carsica formatasi alla forza di erosione dell’acqua e le concrezioni creatasi dal depositarsi del carbonato di calcio non mancano con piccole stalattiti, stalagmiti e creazioni più disparate per via delle pareti inclinate. All’interno della grotta si nota un altare sovrastato da un ciborio a due colonne e numerosi affreschi quattrocenteschi raffiguranti Cristo tra i simboli dei quattro evangelisti, la Madonna con Bambino, l’Agnus Dei e l’arcangelo Michele che uccide il drago. Accanto alla chiesa nel IX secolo vi sorgeva un monastero che divenne luogo di pellegrinaggio e culto. Dal santuario di San Michele inizia quella via micaelica che collega il santuario sul Gargano 243 km passando per Rieti-Aquila-Foggia. Questa via è anche una via dell’antica transumanza. A sua volta la via degli eremi unisce i due santuari: San Michele e San Cataldo, 26 km.



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«Santuario di Sant’Anatolia - Borgorose (RI)»

Santa Anatolia (Borgorose) martire del 9 luglio 251 durante le persecuzioni contro i cristiani ordinate dall’imperatore Decio trova nel santuario costruito nel 1877 un culto antico confermato dai documenti delle visite pastorali vescovili. La chiesa a poca distanza dal Comune era nei pressi di un monastero benedettino. Ha tre navate divise da colonne diseguali e tetto a capriate. Qui si tiene una fiera rinomata, da cui il detto popolare "Festa e Fiera ". Oltre a Borgorose il culto è presente a Colle di Tora con la chiesa omonima che nel Settecento fu affidata ai Cappuccini fino alla soppressione napoleonica. Dal 1931 appartiene al Pontificio Collegio Greco di Sant’ Anastasio.



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«Santuario di Santa Vittoria - Monteleone Sabino (RI)»

Santa Vittoria (Monteleone) a 2 km dal Comune gli scavi archeologici hanno individuato e circoscritto la zona dove sorgeva Trebula Mutuesca, antica città sabina, sottomessa dai romani nel 290 a.C. qui nel III secolo d.C. durante la persecuzione di Decio, una giovane romana Vittoria fu martirizzata e sepolta a Trebula e sulla sua tomba si sviluppò il culto, al quale appartengono l’impianto catacombale e il pozzo visibile al centro della chiesa, eretta in epoca altomedioevale e dedicata alla santa. La chiesa è divisa in tre navate irregolari, il tetto a capriate, al termine della navatella destra si innesta il campanile. L’abside quadrata con volta a crociera conclude il presbiterio. Nella facciata asimmetrica si rilevano due nicchie ai lati del portale (XII-XIII secolo) che è affiancato da due agili colonnine che sostengono il timpano, in cui è inclusa una formella in bassorilievo raffigurante l’Agnus Dei sovrastato dalla croce. Sulla cuspide del timpano accompagnato da una elegante dentellatura di archetti è un rosone di ascendenza gotica. Durante i vari restauri nel tempo sono emersi affreschi. Davanti all’altare maggiore, sormontato da un ciborio architravato è una cisterna la cui acqua è collegata alla devozione per la Santa. Il culto dei martiri in Sabina fu diffuso dai benedettini. Questa chiesa nel 2007 ha ricevuto il titolo di Santuario.



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«Santuario beato Bernardo Silvestrelli - Moricone (RM)»

Bernardo Maria Silvestrelli (Roma 7 novembre 1831 - Moricone 9 dicembre 1911) frequenta il Collegio Romano e nella sosta tra i Passionisti nasce la sua vocazione. Il suo nome Cesare Pietro diventa Bernardo Maria. Ordinato sacerdote nel 1859 è docente di teologia nel 1861 e maestro di novizi nel 1865-69. Dopo un breve periodo in cui è consultore nel 1878-1907 è superiore generale. Apre nel 1889 la casa di Moricone che diventa sede di noviziato nel 1989.Nel 1907 è proclamato superiore ad honorem. San Pio X lo voleva cardinale. Il 16 giugno 1911 si ritira a Moricone dove muore il 9 dicembre. Nel 1932 a Moricone gli è dedicata la chiesa-santuario. Nel 1973 è dichiarato Venerabile e nel 1988 beato. Dal 1986 è proclamato cittadino onorario di Moricone. Bernardo Silvestrelli è considerato il secondo fondatore della congregazione passionista fondata da San Paolo della Croce (1694-1775), durante il suo governo la congregazione passa da 6 a 12 province, da 750 a 1456 religiosi. I passionisti portano sull’abito un segno, un cuore bianco sormontato dalla croce con la scritta " JESUS XPI PASSIO " ovvero " LA PASSIONE DI GESU’ " per essere testimoni ed apostoli di Gesù.

Bernardo Maria era umile, povero, servizievole, formatore di giovani ed aveva il dono della profezia. Tra i suoi scritti: Trattamenti spirituali, Regole generali di civiltà e di buona creanza, Memorie dei primi compagni di San Paolo della Croce, Biografie edificanti di alcuni studenti passionisti. I Passionisti in Sabina hanno curato le missioni popolari erigendo croci. Qui a Moricone il 9 di ogni mese si fa memoria del Beato Bernardo, le sue reliquie sono accolte in casa mensilmente, ogni anno in parrocchia la predicazione e catechesi con la reliquia del Beato. È stata istituita l’Associazione Amici del santuario onlus.



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«Santuario della Santissima Trinità - Vallepietra (RM)»

Santissima Trinità è un santuario a 101 km della Tiburtina, a 26 km da Subiaco e 7 km da Vallepietra, sorge alle falde del Monte Autore (1853 metri) ad una latezza di 1337 metri. Si origina da un affresco dipinto all’interno di una grotta ritenuto del V secolo, raffigurante le tre persone della ss. Trinità. La tradizione vuole che siano stati i monaci basiliani, provenienti dall’ Oriente e qui rifugiatisi. Le tre persone sono sedute, di uguale dimensione, benedicenti alla greca e con un libro aperto sulla mano sinistra appoggiato sul ginocchio di ciascuno. Il ritrovamento casuale fu dovuto al miracolo dell’aratura ovvero un contadino intento ad arare con i suoi due buoi, all’improvviso, gli sfuggirono al controllo, presi da una forza straordinaria che li lanciò nel vuoto. L’ aratore accorso al bordo del precipizio, constatò che essi erano illesi e fermi davanti a quel dipinto. Su questa base sorse la chiesa affidata ai benedettini di Subiaco. Ai benedettini si deve la diffusione del culto della SS. Trinità e il rito dell’offerta del torello nel mondo rurale. Dal 1700 il santuario fu custodito da un eremita e poi in età moderna dal clero diocesano. In quella età dal 1836 iniziarono le rappresentazioni del pianto delle zitelle il cui componimento segna date diverse: 1685, 1725,1865. Le rappresentazioni consistevano nell’interpretare la passione di Cristo, dove ogni zitella (ragazza non sposata) era un soggetto-oggetto (croce, martello, chiodi, lancia…). Le zitelle conservavano gli abiti e gli oggetti. Il santuario è aperto nel periodo 1° maggio-30 settembre e si trova in un luogo solitario e di bellezza ambientale. Il pellegrinaggio individuale o in gruppo attraverso le Compagnie avevano uno stendardo e la croce penitenziale, si compiva a piedi o a cavallo. Il santuario si trovava nell’itinerario della transumanza ed era a volte accompagnato dal suono dell’organetto, unitamente a canti, inni e preghiere. Il luogo fu punto di incontro di varie culture dell’Italia centro-meridionale. I pellegrini coglievano a Vallepietra la foglia pinnata, una rara foglia, che mettevano sul cappello insieme all’immaginetta sacra della SS. Trinità. Qui si è anche sviluppato il culto di Sant’Anna con Maria Bambina. La tradizione sabina compiva il pellegrinaggio, un tempo curato dalle confraternite, passando per alcuni punti di riferimento: Scandriglia San Salvatore, Poggio Moiano San Martino, Orvinio Madonna di Vallebona, Vallinfreda, Riofreddo, Arsoli, Agosta, Jenne. Questa linea era anche il tracciato: Farfa, San Salvatore, Orvinio, Subiaco, Montecassino. A Vallececa (Pescorocchiano) sorge il santuario dedicato alla SS. Trinità frutto del culto popolare che ha portato alla costruzione. Esso è dovuto alla leggenda che due carbonai trasferitisi da Vallepietra vi portarono un’antica immagine deposta in una edicola.



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«Santuario Madonna del Divino Amore - Roma (Castel di Leva)»

Madonna del Divino Amore (Roma) santuario sulla via ardeatina km 12. Qui il 25 aprile 1740 un pellegrino diretto a Roma stava per essere sbranato da alcuni cani, quando nel tentativo di salvarsi vide il lume appeso su una antica torre dove i pastori si riunivano a pregare l’immagine della Madonna. Il suo grido alla Madonna lo salvò. Da questo miracolo inizia la costruzione del santuario, ad opera dell’arch. Filippo Raguzzini, dove fu traslata l’immagine di mano ignota. La chiesa fu consacrata nel 1750 e l’immagine incoronata nel 1883. Il santuario nel tracciato dei castelli romani era meta di pellegrinaggio con l’offerta di ori da parte dei devoti. Il santuario non era custodito per cui il furto di ori nel 1930 fu determinate per assegnarlo alle cure di un sacerdote residenziale. Primo parroco fu don Umberto Terenzi che lo fece rinascere a vita nuova. Alla Madonna del Divino Amore si lega il voto di Roma del 4 giugno 1944 ovvero la liberazione della città durante al II guerra mondiale. Fu così che alla Madonna del Divino Amore sono state dedicate edicole in tutti i quartieri. In occasione del 250° anniversario del I miracolo, il 7 aprile 1994 i vescovi di Rieti e di Sabina hanno affidato alla Madonna del Divino Amore la Sabina. Dal 1975 nel santuario della Madonna del Divino Amore sono raccolte le immagini mariane del mondo, tra cui quelle della Sabina.



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«Chiesa di Santa Barbara in Agro o Santuario del Crocifisso - Rieti (Chiesa Nuova)»

Chiesa di Santa Barbara in Agro o Santuario del Crocifisso. La chiesa è stata costruita nel periodo 1859-1863 e ad essa l'allora vescovo di Rieti, Gaetano Carletti op, volle affidare del crocifisso ligneo trecentesco, legato alla memoria della beata Colomba da Rieti, che assunse perciò il titolo di Santuario del Crocifisso. Il titolo è stato confermato nel 1989 dal vescovo Francesco Amadio.


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«Cattedrale di San Liberatore vescovo e martire - Magliano Sabino (RI)»

Cattedrale di San Liberatore vescovo e martire è il titolo del duomo di Magliano Sabino, dedicato al suo patrono. Il titolo è inciso con caratteri epigrafi sull’architrave del portale d’accesso. Nel XVII secolo la chiesa era intitolata a San liberatore, venerato dalla popolazione locale. Un secolo dopo il titolo è stato rettificato con il titolo di San Liberatore. La costruzione risale ai secoli XIII-XIV per essere totalmente ricostruita nel periodo 1730-43 per opera degli architetti Filippo Barigioni e Pietro Paolo Alfieri. La facciata è sobria e compatta, intonacata di una tinta ambrata su cui spiccano lesene bianche e le modanature del timpano. Si notano tre portali sovrastati da timpano. Sui due timpani laterali si aprono oculi per dare luce alle navate. L’abside centrale è decorata dagli affreschi di G. Domenico Piastrini per raffigurare i SS. Liberatore e Carlo Borromeo che contemplano l’incoronazione della BV Maria. Nelle quattro cappelle laterali opere artistiche sui santi.


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«Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù - Nerola, loc. Acquaviva (RM)»

Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, "Teresina", nacque il 2 gennaio 1873. Morì nel Carmelo di Lisieux il 30 settembre 1897. Durante i suoi 24 anni di esistenza terrena seppe vivere con gioia e intensamente il Vangelo. Con la sua semplicità annunciò al mondo un nuovo itinerario di santità: "la piccola via" che consiste nell’aver fiducia e nell’abbandonarsi all’amore infinito del Signore. Il suo libro autobiografico, Storia di un’anima, è stato stampato in milioni di copie e tradotto in molte lingue. Nel 1925 fu canonizzata e presentata come la "più grande santa dei tempi moderni". Giovanni Paolo II nel 1997 l’ha dichiarata Dottore della Chiesa unitamente al suo patrocinio delle missioni. Papa Francesco in occasione del 150° anniversario della nascita ha pubblicato una riflessione sulla santa delle rose, riferito allo scritto dove dice: "Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra. Farò cadere una pioggia di rose". Grazie all’opera del cardinale carmelitano Adeodato Piazza (1884-1957) che fu vescovo della Sabina nel 1949-57 si fece costruttore e restauratore di chiese, erigendo ad Acquaviva di Nerola nel 1952 la chiesa dedicata a Santa Teresa e a Monterotondo Scalo la chiesa dedicata alla Madonna del Carmine. Sono due segni per la Via Carmelitana che si possono gemellare con altre chiese-santuari dedicate alla Santa.



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«Chiesa di Santa Maria Assunta - Amatrice (RI)»

Maria SS. Assunta in Cielo (Amatrice) è la casa madre del Padre Giovanni Minozzi (1884-1959) sorta negli anni 50 per volontà del fondatore della Congregazione Famiglia dei Discepoli e delle Ancelle del Signore. Padre Giovanni è una figura poliedrica: sacerdote, missionario, scrittore, educatore, organizzatore, cappellano militare, predicatore. Laureato in Lettere alla Sapienza di Roma è fondatore delle Case del Soldato durante la I guerra mondiale, cofondatore dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, delle Case per gli Anziani. A lui è stato intitolato il Centro Studi Minozziani, l’Associazione Amici Don Giovanni Minozzi e nel 2009 proclamato l’Anno Minozziano. È in corso la causa di informazione canonica. Le spoglie di Padre Minozzi riposano nella cripta della chiesa monumentale di Amatrice, la cui facciata è arricchita dall’immagine in bronzo dell’Assunta di F. Nagni e dai bassorilievi di A. Monteleone.



Letture consigliate:

AA.VV., Santuari cristiani del Lazio, Gruppo Culturale di Roma e del Lazio, Roma, 1991

BOESCH GAJANO S. e SCORZA BARCELLONA F. (a cura di), Lo spazio del santuario. Un osservatorio per la storia di Roma e del Lazio, Viella, Roma, 2008

AA.VV., La Sabina medievale, A.Pizzi Editore - Ca.Ri.Ri., Milano-Rieti, 1985

BALDELLA L., Beato Bernardo Maria Silvestrelli, San Gabriele Edizioni, Teramo, 2008

BERNASCONI A. M., Storia dei santuari della Beata Vergine in Sabina: opera premiata, Tip. Pontificia S. Bernardino, Siena, 1905

BRUNELLI R.,  Alle soglie del cielo. Pellegrini e santuari in Italia, Mondadori, Milano, 1992

Ufficio Nazionale della CEI per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, Sussidio per un impegno ecclesiale Pastorale del Turismo, dello Sport, del Pellegrinaggio, ed. Elledici, Paoline, EDB, 1996

LAVARINI R., Il pellegrinaggio cristiano. Dalle origini al turismo religioso del XX secolo, Marietti, Genova, 1997

Massimiani U., Il santuario di Santa Maria delle Grazie a Ponticelli Sabino, Istituto di Studi Sabini, Scandriglia, 1984-2024 (studio)

  •     Il santuario della Madonna del Divino Amore, Istituto di Studi Sabini, Scandriglia, 1994 (studio)
  •     Il santuario della Santissima Trinità di Vallepietra, Istituto di Studi Sabini, Scandriglia, 1994 (studio)
  •     Il santuario della Madonna di Vallebona, Istituto di Studi Sabini, Scandriglia, 1998 (studio)
  •     Nel 150° di Santa Teresina, Istituto di Studi Sabini, Scandriglia, 2023 (studio)
  •     L’immagine di Santa Barbara, Istituto di Studi Sabini, Scandriglia, 1993

MARCUCCI D., Santuari mariani d'Italia. Storia, fede, arte, Edizioni Paoline, Milano, 1983

PALINURO M., San Liberatore e le origini della Chiesa di Ariano, Ariano Irpino, 2006

TOZZI I., Rieti. La sua provincia. Il paesaggio religioso. Cattedrali, abbazie, pievi e santuari, Edizioni L’Orbicolare, 2006

  •     La diocesi Sabina storia civile ed ecclesiastica, Associazione amici del Gonfalone, Roma, 2015



(1) Giovanni Paolo II, Discorso di Giovanni Paolo II ai sacerdoti secolari e ai religiosi nel Santuario di Montenero, Livorno (19.03.1987).
(2) Giovanni Paolo II, Lettera di Giovanni Paolo II a monsignor Pasquale Macchi per il VII centenario del Santuario della Santa Casa di Loreto, Roma (15.08.1993)
(3) Giovanni Paolo II, Discorso del Santo padre ai rettori di santuari di Francia, Belgio e Portogallo, Roma (22.01.1981)
(4) Benedetto XVI, Lettera del Santo padre Benedetto XVI in occasione del II Congresso mondiale di pastorale dei pellegrinaggi e santuari, Santiago di Compostela (27-30.09.2010)