LA BCC ROMA COMPIE 70 ANNI
La BCC Roma, presente nel gruppo
bancario cooperativo Iccrea, compie settanta anni.
È stata fondata il 17 ottobre 1954 a Roma da un comitato promotore di 38 soci come Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Romano per contribuire allo sviluppo morale e sociale della comunità. Il cammino inizia alla Borgata Finocchio, al 18,500 km della Casilina, altezza numero civico 1880, – XIV zona dell’Agro Romano (Borghesiana), con 15.000 abitanti, al confine tra Roma (settore est) e i Castelli Romani. Il logo della Cassa è una ruota dentata attraversata da due spighe di grano a voler simboleggiare l’artigiano e il rurale.
La Borgata prende il nome della pianta erbacea coltivata (raccolta da settembre e dicembre) e diffusa nella zona a cui erano intitolate l’antica osteria, il casale e la fontana. Nell’osteria si serviva la porchetta alla romana (condita con il finocchio selvatico), il pinzimonio, le insalate, le salsicce e le ciambelline al finocchio, innaffiato da vino a sua volta aromatizzato dai semi del finocchio che danno una nota di anice. L’Osteria era il luogo per incontrarsi, chiacchierare ma anche per socializzare, scambiare idee, stringere amicizie e tessere interessi di lavoro.
La data del 17 ottobre, apparentemente casuale, è riferita al vescovo Sant’Ignazio di Antiochia detto “Theoforos, portatore di Dio” discepolo degli apostoli Pietro e Paolo, martirizzato a Roma nel 107 quando era imperatore Traiano e pontefice Sant’Alessandro I.
Ignazio ha scritto sette lettere ai cristiani, tra cui una ai Romani in cui esorta a rimanere uniti e a raccogliersi insieme nell’assemblea eucaristica sotto la direzione del vescovo. A lui Pio XII ha voluto erigere una chiesa parrocchiale a Capanelle. Ecco il richiamo del 17 ottobre.
Queste brevi considerazioni ci introducono nello scenario degli anni Cinquanta, quando l’Italia uscita distrutta dalla II guerra mondiale è impegnata nella ricostruzione del Paese. I fondatori svolgono attività rurale, operaia, commerciale ed artigianale, percepiscono la necessità di una Cassa perché nella zona non c’è uno sportello bancario (uno studio dell’associazionismo cooperativo rileva che in Italia ci sono 5000 Comuni senza sportello), occorre andare ai Castelli o a via Casilina-Torpignattara, e senza auto prendere il servizio di linea Stefer. In quegli anni il territorio è oggetto di dibattito politico tra zone depresse, periferie e borgate con piani edilizi ed urbanistici, leggi (legge 1947 Basevi cooperazione, 1959 sviluppo PMI) e riforme (riforma agraria, 1951).
La Cassa è anche uno strumento per la partecipazione alla ricostruzione del Paese attraverso la struttura cooperativa, come stabilito dall’articolo 45 della Costituzione ed ispirato dalle figure di riferimento del movimento cattolico, su cui si eleva il carisma di Pio XII (1876-1958 papa dal 1939).
Il pontefice auspica l’incremento della cooperazione tra le piccole proprietà mediante l’istituto delle cooperative, ha gettato le basi di una dottrina sull’economia sociale che per primo ha sviluppato i problemi del credito, degli investimenti, del commercio internazionale, della donna nella vita economica, inserendoli con discorsi occasionali in un insegnamento organico e completo. Egli pone al centro, primo di ogni educazione e di ogni cultura, la famiglia. Sulla sua scia si collocano: Pietro Campilli (1891-1974) e Donato Menichella (1896-1984). Il primo riteneva il credito cooperativo la struttura finanziaria più adatta allo sviluppo locale, il secondo affermava: “Se saprete congiungere queste due finalità, prosperità economica ed elevazione sociale, avrete certamente servito non solo l’interesse vostro, della vostra classe ma avrete servito anche l’interesse dell’intero Paese”.
La Cassa nel corso degli anni incrementa i soci (1957: soci 206, bilancio 65 milioni di lire), affronta le difficoltà (crisi 1962), comunica la pubblicità: “La CRA educa al risparmio ed aiuta le classi economicamente deboli” (1963-65), celebra il decennale con il libro di Enzo Badioli “La funzione delle CRA” (1964), aderisce alla Federcasse Lazio-Umbria (1966), apre la sede a via Adige (1967). Il legame con la Dottrina Sociale della Chiesa è un filo continuo, il discorso di San Paolo VI (1897-1978 papa dal 1963) del 25 ottobre 1964 è un esempio: “La CRA educa alla giusta valutazione economica della vita moderna. Essa forma alla solidarietà di interessi e di ideali nelle comunità locali, rinsaldando negli animi una sicura coscienza di mutua fraternità e liberandoli dai pericoli dell’isolamento e dell’individualismo”.
«Enzo Badioli»
Enzo Badioli oltre l’azione ha saputo essere un banchiere-cooperatore di pensiero. Citiamo alcuni passi:
- La CRA è una espressione fra le più qualificate ed importanti della cooperazione. La CRA è un’azienda di credito, costituita sotto forma di cooperativa a circoscrizione comunale, composta da persone residenti o aventi preponderanti interessi in quella zona con lo scopo di giovare moralmente, socialmente ed economicamente ai soci e ai cittadini […] Una azienda di credito e cooperativa nella pienezza più completa dell’espressione ideologica, costituzionale, funzionale e sociale […] La CRA è il centro motore di ogni attività locale.
- Assistere, collaborare, sostenere il piccolo operatore, questa è la nostra divisa.
- La cooperazione costituisce una forma di organizzazione sociale ed economica nella quale la partecipazione non solo si manifesta come presupposto iniziale dell’impresa ma come finalità stessa dell’azione economica e sociale.
- La cooperazione prima di essere un fatto economico è un fatto organizzativo e questo perché la cooperazione prima di essere una società di capitali è una società di persone.
Nei suoi discorsi ai cooperatori, il pontefice dice, tra l’altro:
L’esperienza delle cooperative è oggi ancora di grande attualità […] sviluppare un atteggiamento di responsabilità, iniziativa, solidarietà. […]
La cooperazione è attenzione ai problemi, servizio alle categorie degli ultimi, è modo per interessarsi dei giovani e per aiutarli ad inserirsi nel lavoro, è interessarsi alle emarginazioni, è il modo per occupare degli spazi lasciati vuoti dall’indifferenza della società. […]
Il capillare radicamento nel territorio delle Banche di Credito Cooperativo permette ai soci di conoscere le reciproche possibilità e capacità, come anche di intervenire efficacemente nell’ambito della realtà locale. Un significativo servizio viene così reso all’armonia e al benessere dell’intera società.
Con l’inizio degli anni Novanta si apre la sede di viale dell’Oceano Indiano in cui viene posta la scultura di Arnaldo Pomodoro con alla base il motto Ut unum sint (che siano una cosa sola).
La CRA di Roma nel 1995 cambia il nome in Banca di Credito Cooperativo di Roma: è l’eredità di Badioli che muore all’improvviso il 24 aprile 1995. A lui sarà intitolata, nel 1996, la Fondazione omonima per coltivare la sua memoria e sviluppare le sue intuizioni. Nel proseguo degli anni Novanta sono costituiti i Comitati Locali e la Carta dei Valori. La pubblicità comunica che “La mia banca è differente”.
Gli anni duemila iniziano con l’era di Francesco Liberati (2000-2022), memoria storica della banca. Durante questi anni si adotta il Bilancio Sociale e di Missione, si inaugura la Villa del Melograno a Frascati quale residenza per soci anziani, istituzione del Laboratorio Giovani Soci, nuovi interventi con prodotti, servizi, contributi di mutualità e solidarietà, nuovo sistema informatico, si acquisiscono nuovi sportelli che allargano la dimensione strutturale della banca.
Si celebrano gli anniversari di fondazione: il 50° e il 65° con eventi, libri e l’udienza papale. Viene pubblicato il libro “Piccolo credito, grande capitale. Storia della BCC Roma” e “La banca della gente” del presidente Liberati.
Nel 2004 i soci sono 13.962 e i dipendenti 997.
Nel 2019 la BCC Roma entra a far parte del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea.
Nel 2020 l’Istituto di Studi Sabini si fa promotrice per l’intitolazione di una via di Roma ad Enzo Badioli (1921-1995).
Nel 2022 la classifica Mediobanca mostra la BCC Roma nella top 20 delle banche.
Giovanni Paolo II
Rendete un servizio di solidarietà e di mutualità ispirandovi ai principi e agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa
La solidarietà è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti
Fare la banca è un mestiere delicato, che richiede grande rigore. Ma la banca cooperativa deve avere qualcosa in più: cercare di umanizzare l’economia, unire l’efficienza con la solidarietà
Il credito cooperativo favorisce relazioni e prossimità, un ruolo essenziale per l’economia dei territori. Si impegna nel coltivare la biodiversità finanziaria e la sostenibilità. Da qui il dotarsi di una politica e di strumenti per riuscire ad integrare la dimensione economica con quella ambientale e sociale. In tutto questo la persona è e rimane il primo capitale da salvaguardare e valorizzare, quale centro ed il fine di tutta la vita economico, sociale e ambientale.
Per concludere, alcune espressioni del presidente emerito Liberati:
Abbiamo puntato ad essere banca di prossimità agendo per la costruzione del bene comune.
La sfida per il futuro è quella di non privare il Paese del supporto del credito cooperativo. Dobbiamo mantenere le peculiarità locali che fanno la differenza nella vita di milioni di cittadini e clienti delle nostre banche.
Siamo fermamente convinti che il nostro modo di fare banca, essere cioè un presidio localistico ancora ai borghi e alle città in cu siamo presenti, sia ancora vincente, soprattutto in una fase di sfavorevole congiuntura economica come quella che stiamo vivendo.
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